In uno scenario in cui la conflittualità e gli episodi di violenza sono estremamente frequenti (sia in contesti lavorativi a rischio, come ad esempio personale ospedaliero o a contatto con utenza esterna, che in dinamiche quotidiane in relazione a persone conosciute o meno) ci si propone l’obiettivo di illustrare le caratteristiche e le dinamiche del conflitto, i diversi profili di aggressore, le attenzioni fondanti dell’autoprotezione e dell’autodifesa, le conseguenze sull’organismo dell’esposizione continua al conflitto o ad eventi di violenza, tecniche di prevenzione del conflitto quali la de-escalation of violence che aiutano a neutralizzare gli effetti dell’esposizione all’aggressione o violenza.
A tutte quelle persone che sono esposte in modo specifico ad utenza a rischio in ambienti di lavoro ad alto potenziale conflittuale come ad es. ospedali pubblici o privati, uffici a contatto con il pubblico, banche, aziende a servizio di utenza pubblica, ma anche a chi sia in ambito lavorativo che privato abbia interesse a sviluppare la capacità di riconoscere l’insorgere di un conflitto, a comprenderne la sua pericolosità e ad acquisirne il controllo attraverso tecniche di de-escalation e di evitamento oltre che ad apprendere tecniche di "normalizzazione" e "de-sensibilizzazione" funzionali a queste "micro emergenze".
Questo seminario soddisfa l'importante obbligo richiesto agli istituti sanitari ottemperando alla raccomandazione n. 8 del 2007 del Ministero della Salute concretizzando la politica di tolleranza zero verso le aggressioni contro gli operatori sanitari enfatizzata anche con l'istituzione nel 2022 della Giornata nazionale contro la Violenza agli operatori sanitari.
In ambito internazionale il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH) definisce la violenza nel posto di lavoro come “ogni aggressione fisica, comportamento minaccioso o abuso verbale che si verifica nel posto di lavoro” e la stima del Bureau of Labor Statistics statunitense indica per gli operatori ospedalieri un tasso di incidenza di aggressione non mortale pari a 9,3 per 10.000 contro un valore di 2 per 10.000 nei lavoratori delle industrie del settore privato.
Al fine di perseguire (nell'ambito normativo della sicurezza del lavoro dls . 81/2008) l'obiettivo della prevenzione degli atti di violenza contro gli operatori sanitari ( pratiche già sollecitate dall'OMS dal 2002) si richiede che l’organizzazione sanitaria identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere le strategie ritenute più opportune, informi tutto il personale sanitario in merito alle procedure interne di segnalazione degli eventi, dei risvolti penali di tali avvenimenti e degli obblighi di segnalazione e della procedibilità penale rivestendo essi la figura di Pubblici ufficiali o di Incaricati di Pubblico Servizio.
A tal fine, le strutture sanitarie (e non solo) devono mettere in atto un programma di prevenzione della violenza che dovrebbe comprendere, tra le azioni, il facilitare il coordinamento con le Forze di Polizia o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie atte ad eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari; assegnare la responsabilità della conduzione del programma a soggetti o gruppi di lavoro addestrati e qualificati, nello specifico la normativa indica la necessità di:
Formazione rivolta a tutti gli operatori
Ciascun operatore dovrebbe conoscere il concetto di “precauzioni universali della violenza”, che riguarda gli episodi di violenza che possono essere evitati o mitigati mediante addestramento. Gli operatori a rischio dovrebbero poter ricevere una formazione sui rischi specifici connessi con l’attività svolta, inclusi i metodi di riconoscimento di segnali di pericolo o di situazioni che possono condurre ad aggressione, metodologie per gestire i pazienti aggressivi e violenti.
Formazione per il management
I dirigenti e i coordinatori dovrebbero essere in grado di riconoscere le situazioni ad alto rischio, incoraggiare gli operatori a segnalare gli incidenti, adottare le iniziative di sicurezza più opportune, assicurare che tutti gli operatori ricevano il necessario addestramento.
Formazione per il personale di sicurezza
Il personale di sicurezza richiede una formazione specifica che includa la conoscenza dei metodi psicologici di controllo dei pazienti aggressivi e dei sistemi per disinnescare le situazioni ostili.
Partendo dal riconoscimento del conflitto e dalla de escalation of violence verranno illustrate alcune semplici tecniche di self defence oltre che a manovre di liberazione dalle prese e di neutralizzazione.
Le tecniche mediate dalla tradizione giapponese del goshin waza vedono lo svilupparsi, attraverso l'attività pratica e la contestualizzazione moderna, la capacità in ambito civile di sottrarsi ad un atto di violenza.
Sviluppando velocità ed automatismi grazie alla ripetizione e alla de sensibilizzazione, conoscendo noi stessi nelle reazioni ad un potenziale conflitto possiamo addestrarci ad agire e spostarci in modo consapevole, evitando così le gravi conseguenze di un atto di violenza ai nostri danni.
Il burn out è una vera e propria malattia professionale, non solo specifica degli "operatori dell'aiuto" ma anche di tutte quelle professioni ad alto investimento relazionale.
In un contesto lavorativo sempre più "pressante" le nostre risorse interne non riescono più a far fronte alle richieste imposte dall'ambiente esterno. Lavorando sulla valutazione cognitiva degli stressor e sul ricentrare la nostra percezione del controllo e dell'autoefficacia possiamo prevenire le gravi conseguenze psicologiche e fisiche del burn out.
Comprendendo come si crea e come si può disperdere il "carico interno" questo seminario è un fondamentale contributo nella vita di tutti; al fine di rendere più equilibrata e significata la propria esistenza anche in circostanze esterne avverse.
Si osservano nell’ambito lavorativo sempre più reazioni fisiche ed emotive dannose, a detrimento del benessere psicofisico, come conseguenza di situazioni percepite come “eccessive”.
Queste “reazioni“ vengono classificate come “stress da lavoro”, conseguenze di eventi a cui non si è riusciti pertanto a fornire una “risposta – abile” a salvaguardia del proprio equilibrio psicofisico.
Ancor di più il rischio di sindrome da burn-out espone lavoratori di alcune categorie (come ad es. Personale medico o paramedico ma anche tutti i professionisti ed operatori impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali) a sviluppare un lento processo di "logoramento" psicofisico dovuto alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato.
Intervenendo opportunamente e fornendo proposte concrete per sviluppare capacità e conoscenze utili alla gestione abile degli eventi stressanti, il corso si propone l’obiettivo di illustrare:
- Le caratteristiche e il processo della percezione dello “stress“, il rischio di burnout e come riconoscerlo.
- Semplici pratiche della tradizione classica di origine taoista e buddhista oltre che tecniche mediate dalla Psicologia dell'Emergenza fruibili anche a neofiti, come strumento concreto quotidiano per ridirigere la mente ed il corpo a risposte a supporto del benessere psicofisico anche in condizioni di stimoli potenzialmente percepibili come eccessivi.
Il seminario si rivolge a tutti quegli operatori e professionisti impegnati ripetutamente in attività che implicano relazioni interpersonali (ad es. Ospedali pubblici o privati, uffici a contatto con il pubblico, banche, aziende a servizio di utenza pubblica, settori a forte valenza ideale come nel campo del terzo settore e del volontariato etc., amministrazioni pubbliche, enti con utenza sensibile come ad esempio Assistenti sociali etc.) ma anche a chi sia in ambito lavorativo che privato abbia interesse a sviluppare la capacità di rispondere in modo abile a contesti o situazioni a potenziale valenza stressante.
Partendo da un approccio teorico dei principi fondanti delle cause e condizioni del manifestarsi dell’evento stressante, si sviluppa coinvolgendo i partecipanti in pratiche di gestione dello stress, mutuate dalle tradizioni classiche di origine taoista e buddhista e Psicologia dell’Emergenza, come semplici esercizi di QiGong e basi di tecniche meditative facilmente riproducibili e ripetibili anche senza alcuna esperienza pregressa in merito. Si forniscono pertanto gli strumenti per riconoscere l’insorgere dello stress o burnout, il riconoscere del processo e come rispondere in modo abile a salvaguardia del proprio benessere psicofisico.
Impegnata sin da giovane nel settore sportivo e nelle discipline orientali, dopo la Laurea in Giurisprudenza con Lode e la specializzazione in Diritto Internazionale ha diretto la sua professionalità al mondo della cooperazione internazionale, finanza etica e microcredito.
L'esperienza lavorativa sul campo e le varie attività di volontariato (tra le quali quelle in Palestina, Rwanda oltre che nel soccorso per la Croce Rossa Italiana e l'attività di Clownterapia) l'hanno portata a rivolgere il suo impegno alla ricerca interna nell'unione corpo/mente attraverso una costante pratica e studio sia secondo le tecniche della tradizione orientale (arti marziali classiche e pratiche meditative) sia con l'esperienza occidentale più contemporanea (preparazione atletica, stili di vita e studio della psicologia), in particolare nel campo della Psicologia della Salute e della Psicologia dell'Emergenza.